venerdì 7 marzo 2014

LA FANCIULLA CHE SCENDE DAL COLLE

Ogni dì dal colle scendi
graziosa e nobile fanciulla
ognuno il far tuo ammira
facendone a sé stesso
saluti e sorrisi doni loro,
facendoli felici e ben graziati,

che Dio porti a te la gioia
l’amore eterno, di te degno
finchè il tuo veder sì bello
resti a tutti un eterno sogno.
Se in cielo risplende il sole
o ne scenda la pioggia
la grazia tua di divin bellezza
sempre tu brilli e luce porti
al pari d’una stella,
fortun terrà chi t’avrà per sposa
che insieme godiate e ne gioite pure
del ben più bello della vita,
l’amor che è il far più prezioso
che la natura a noi ci dona.

Dolci son le tue parole
illustre e nobile signore,
se sincero è il pensar che esponi
ti sarò grata e a te devota
ad onorar certi tuoi doni,
non so se il dir tuo
a tutti giusto appare
né se tengo la grazia
delle gradite tue ovazioni,
qualunque sia la ragion tua,
non turba a me il pensiero
né mi tengo vanto,
vivo la vita a far mio
e del mio umil bisogno,
guardando bene a me attorno
a non cader d’un qualche inganno.

Giusto è il tuo dir bella fanciulla
come saggio è il tuo pensare,
spero che tu lo mantenga a lungo
negli anni che verrà nell’avvenire,
se la saggezza ne mantieni
pari alla bellezza tua,
la vita ti sarà felice e ben graziata.

Ti devo salutare, o nobile signore,
mi guarderò ben di non fare sbaglio
cercherò d’agir come finora ho fatto
farò bel viso e darò il sorriso
a color che incontrerò per strada
purchè in lor non ne crei un impatto.
Libero e sincero resti in me il pensiero
di far buon viso senza dare affetto,
quando verrà il giorno del destino
nessun lo sa, né preveder lo posso,
spero che lo sia, come a vostro detto
con la speranza che mi giunga presto.


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