venerdì 7 marzo 2014

UN FIORENTINO E UN CAMPAGNOLO

Un giorno in una trattoria
s’incontrano a mangiare
un fiorentino e uno del casentino.

Chi diede a te il permesso di seder fra noi
tu che da mattina a sera stai coi buoi?
I buoi son docili e galanti
non sono come voi, sgarbati e ignoranti!
Ma che ne sai tu dei bei modi?
Quello che conosci son martello e chiodi!

E’ vero, non sono come voi fiorentini:
siete buoni solo a fregar quattrini!
Ma che conosci te della vita,
sai contar solo sulle tue dita!
Io vivo in mezzo a erba, fieno e paglia
ma il mio  cervello è saggio non pieno di granaglia!
A sentirti parlar sembra che tu sappia tutto,
tu indossi panni vecchi e pieni d’unto.
Al tuo dire non son signore
però il pane me lo so guadagnare.
Che vorresti dire, che io son un vagabondo?
Se non lavoro è perché son furbo!
Macchè furbo e furbo, poco tu sai fare:
solo l’arte di mangiare e bere!
Ah, a tuo dire questo poco ti pare?
Per me è il meglio che l’uomo può fare!
Certo, quando uno lavorando non suda
non da valore  se dentro si dispera.
Ma che dici mai, rozzo che altro non sei!
Io non mi dispero e vivo come vorrei.
Taci piccolo buffone,
si vede da lontano che soffri la fame!
Quale fame e fame, io mangio tutti i giorni
senza fare affanni, primi e secondi!
E vi conosco, voi furbi fiorentini,
quando andate a letto vi succhiate i cuscini!
Tu sei bugiardo e ignorante,
si vede proprio che non capisci niente.
Io sarò ignorante ma mangio polli e pollastre,
te a Firenze mangiati pure  le belle lastre!
Oste, venga qua, prenda il denaro che a lei è gradito,
paghi pure il conto a questo disperato!

L’oste che aveva ascoltato calmo e cheto
pensava fra sé “il dir s’è avverato!”:
il campagnolo è vero, soldi n’ha da parte,
mentre il fiorentino campa con le offerte!
Se non sempre il dir è sincero,
di certo a volte è vero.

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